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La Récréation di Piero Angelo Orecchioni

Architetto e designer con la passione per l’arte e il teatro Piero Angelo Orecchioni si è laureato in Architettura presso l’Università di Firenze nel 1989. Ma lui in realtà è sardo e in molti dei suoi lavori si percepisce la volontà di evidenziare gli aspetti della sua terra di origine. 

Dopo gli studi inizia a lavorare come libero professionista, operando in diversi ambiti e prestando particolare attenzione alla collocazione e alla specificità degli oggetti di uso quotidiano. I suoi progetti sono pieni di emozioni, immagini e ricordi dei suoi viaggi. Collabora con numerose aziende e negozi di design, tra cui il noto negozio “International Design” di Firenze. Ha ricevuto numerosi premi e ha ricevuto molti consensi, sia a livello nazionale che internazionale, nel campo del design e dell’architettura. 

Nel 1998, insieme a Massimo Dei, fonda Studio63. Convinto della necessità di riportare la qualità nel buon design è spesso invitato a partecipare a dibattiti sull’argomento. Inoltre, tiene corsi di design al dettaglio in varie università e scuole, sia in Italia che all’estero.

Oggi il suo progetto si chiama La Récréation. Un nome che rappresenta anche una filosofia, un modo di intendere la vita. La “ricreazione”, infatti, è qualcosa di personale, emozionante dove fare emergere le proprie emozioni e sensazioni vissute. Una “rinascita” la definisce. L’Architetto Piero Angelo Orecchioni vive a Firenze, dice di essere ai margini del design e dell’Architettura, un mondo frequentato prima con grande

entusiasmo e passione e che oggi non ritrova più. Un mondo che soffre di over produzione che fa poco bene allo spirito ma anche all’economia in relazione alla sostenibilità. Piero ci racconta il suo stato d’animo per un mondo dove cerca di trarre il meglio possibile. “Sono stato al Salone del Mobile per capire se fossero emerse delle risposte a queste sofferenze che affliggono l’Architettura e il Design di oggi ma non ne ho

trovate tante”. Al Salone era presente con una collezione curata per Marioni dove “ho cercato di portare avanti una personale ricerca senza guardarmi intorno, cercando di realizzare qualcosa che piaccia a noi prima di tutto”. Orecchioni non vuole seguire le mode. “Mi piace emozionarmi ed emozionare, non mi piacciono le cose tutte uguali, mi piace la differenza e che dietro ci sia sempre un pensiero.

Mi piace la differenza e che dietro ci sia sempre un pensiero

Questo è il modo migliore per essere etici”. Ci dice che il ruolo dell’Architetto deve tornare ad essere quello di emozionare, con la sua creatività, la sua visione.

Quando si progetta qualcosa c’è una storia, continua. C’è la volontà di raccontare il luogo, il marchio. Ogni spazio, ogni oggetto ha bisogno poi della luce migliore che possa evidenziarlo. “I negozi oggi hanno bisogno di una luce che possa emozionare, illuminare cercando di dosarla nel modo migliore facendo percepire il materiale, ogni oggetto”. Ogni luogo ha la sua particolarità e un suo modo di essere illuminato. “Carlo Scarpa ci insegna che bisogna dosare al meglio la luce esterna con la luce interna”. Oggi nei musei si fa un bellissimo lavoro in tema di illuminazione: “i musei sono come le chiese, bisogna dare sacralità e la luce diventa fondamentale in tutto ciò”. 

Con le aziende con cui lavoro c’è un sostegno reciproco e abbiamo sempre cercato di definire insieme un effetto di luce o un prodotto luminoso per un determinato spazio. “Il mio consiglio a Mizar e di emozionare e stupire” con i suoi prodotti conclude.

Mi piace la differenza e che dietro ci sia sempre un pensiero

Questo è il modo migliore per essere etici”. Ci dice che il ruolo dell’Architetto deve tornare ad essere quello di emozionare, con la sua creatività, la sua visione.

Quando si progetta qualcosa c’è una storia, continua. C’è la volontà di raccontare il luogo, il marchio. Ogni spazio, ogni oggetto ha bisogno poi della luce migliore che possa evidenziarlo. “I negozi oggi hanno bisogno di una luce che possa emozionare, illuminare cercando di dosarla nel modo migliore facendo percepire il materiale, ogni oggetto”. Ogni luogo ha la sua particolarità e un suo modo di essere illuminato. “Carlo Scarpa ci insegna che bisogna dosare al meglio la luce esterna con la luce interna”. Oggi nei musei si fa un bellissimo lavoro in tema di illuminazione: “i musei sono come le chiese, bisogna dare sacralità e la luce diventa fondamentale in tutto ciò”. 

Con le aziende con cui lavoro c’è un sostegno reciproco e abbiamo sempre cercato di definire insieme un effetto di luce o un prodotto luminoso per un determinato spazio. “Il mio consiglio a Mizar e di emozionare e stupire” con i suoi prodotti conclude.

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