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La Lampadina: una storia anche italiana!

L’invenzione della lampadina a incandescenza viene associata al nome di Thomas Edison. In realtà il primo “padre” di questa idea fu l’inventore britannico Joseph Wilson Swan che la brevettò nel 1878, sperimentandola per la propria casa in Inghilterra; tre anni dopo, nel 1881 il teatro Savoy nella City of Westminster a Londra fu invece il primo edificio pubblico a usare le lampadine a incandescenza.  Perché allora si parla di Edison? Semplice, perché appena un anno dopo riuscì a migliorarla, brevettando una lampadina con un filamento sottile e ad alta resistenza elettrica. Al contrario del modello di Swan, la lampadina di Edison non anneriva troppo l’interno del bulbo e dunque manteneva una luminosità costante.  Swan, partendo dalle modifiche di Edison, migliorò ulteriormente la lampadina e cominciò a venderle in Inghilterra.

Tra i due inventori nacque una disputa sulla paternità dell’invenzione. La contesa finì anni dopo con la creazione della società Edison-Swan che divenne una delle più grandi produttrici mondiali di lampadine. Dobbiamo aspettare il 1910 per avere un ulteriore salto di qualità con il fisico americano William David Coolidge che sostituì il filamento di carbonio con uno di tungsteno immerso in un gas, realizzando in questo modo una lampadina che durava molto di più. Questa lampadina, oggi in pensione, è quella che conosciamo meglio e che è arrivata fino ai nostri giorni. Ma c’è anche un capitolo tutto italiano in questa invenzione straordinaria. Una storia “made in Italy” che ha per protagonista un inventore contemporaneo di Edison: il piemontese Alessandro Cruto.

Ricercatore autodidatta, nato a Piossasco nel 1847 (lo stesso anno di Edison), Cruto nel 1876 riuscì a ottenere un risultato ancora più sorprendente. L’inventore piemontese, a 5 mesi dall’accensione della lampadina del coetaneo Edison, che produceva una luce fioca e rossastra prima di fulminarsi dopo appena 40 ore, presentò una lampadina che spandeva una potente luce bianca e poteva durare ben 500 ore. Non a caso, fu la prima ad essere commercializzata su larga scala, subito dopo la presentazione a Monaco di Baviera. Per le lampade “made in Italy” il successo è repentino, tanto che alcuni esperti dell’epoca parlano di una superiorità “ingegneristica” di Cruto su Edison. Il comune di Piossasco, dando prova concreta di fiducia nelle capacità del suo non più

oscuro concittadino, fece installare un impianto di pubblica illuminazione con le lampade Cruto. E’ il 16 maggio 1883 e la piccola cittadina di provincia può rivendicare di essere stata la prima città d’Italia ad essere illuminata con lampadine elettriche, un anno prima del preteso primato di Parigi, dove la luce elettrica avrebbe illuminato la notte di Place de la Concorde solo nel 1884. L’invenzione di Cruto si diffuse rapidamente anche oltre i confini dell’Italia. 
Nel 1855 l’inventore piemontese fondò la “Società italiana di elettricità sistema Cruto”, con lo stabilimento ad Alpignano e arrivò a produrre 1000 lampade al giorno di varia intensità. Cruto diresse la sua fabbrica fino al 1889, ma la sua vita non era quella; pensava sempre a nuove invenzioni.

Per le lampade “made in Italy” il successo è repentino, tanto che alcuni esperti dell’epoca parlano di una superiorità “ingegneristica” di Cruto su Edison

Ritiratosi a vita privata, morì il 15 dicembre 1908 e da quel momento il suo nome e la sua impresa scivolarono lentamente nell’oblio. La fabbrica Cruto ebbe alcuni passaggi di mano, fondendosi con la Edison Clerici di Milano nel 1903, unendo le capacità tecniche e producendo diversi tipi di lampade. Venne infine ceduta alla Philips 1927, che qui mantenne una linea di produzione di lampadine fino alla fine degli anni Sessanta. Oggi ad Alpignano è presente l’”Ecomuseo Sogno di Luce” dedicato ad Alessandro Cruto, che ha l’obiettivo di dare il giusto risalto ad un genio italiano che ha contribuito in maniera determinante a questa incredibile invenzione che ha cambiato la storia dell’umanità. 

Per le lampade “made in Italy” il successo è repentino, tanto che alcuni esperti dell’epoca parlano di una superiorità “ingegneristica” di Cruto su Edison

Ritiratosi a vita privata, morì il 15 dicembre 1908 e da quel momento il suo nome e la sua impresa scivolarono lentamente nell’oblio. La fabbrica Cruto ebbe alcuni passaggi di mano, fondendosi con la Edison Clerici di Milano nel 1903, unendo le capacità tecniche e producendo diversi tipi di lampade. Venne infine ceduta alla Philips 1927, che qui mantenne una linea di produzione di lampadine fino alla fine degli anni Sessanta. Oggi ad Alpignano è presente l’”Ecomuseo Sogno di Luce” dedicato ad Alessandro Cruto, che ha l’obiettivo di dare il giusto risalto ad un genio italiano che ha contribuito in maniera determinante a questa incredibile invenzione che ha cambiato la storia dell’umanità. 

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